domenica 17 febbraio 2013

LE CONDIZIONI DELL'AGRICOLTURA E DELLA CLASSE AGRICOLA NEL CIRCONDARIO DI GALLARATE

Il frontespizio del saggio del samaratese Ercole Ferrario

 
Il samaratese Ercole Ferarrio (1816-1897), medico, collaborò alla stesura dell’inchiesta agraria dello Jacini con la relazione riguardante il territorio del gallaratese. Pubblichiamo uno stralcio tratto dalla sua opera "Le condizioni dell’agricoltura e della classe agricola nel circondario di Gallarate". Il saggio fu ristampato dall'Amministrazione comunale di Samarate, allora guidata dal sindaco Renato Chilin, sul finire degli anni Novanta.  Di seguito uno stralcio del saggio.


Descrizione sommaria delle condizioni geografiche, topografiche, geologiche, orografiche, climatologiche e metereologiche del territorio.
 
"Il circondario di Gallarate, quarto della provincia di Milano, ha una superficie di metri quadrati 505,25, occupa  un’ampia porzione della parte settentrionale ed occidentale di tale provincia, ed è tutto compreso nel 45° di latitudine boreale.
Nella sua parte settentrionale esso presenta numerose elevazioni, le quali occupano circa 1/4 della totale superficie e si ergono sul livello del mare da circa metri 260 a quasi 400. Nel resto è formato da una pianura, che ha un notevole pendio dal nord al sud, ed una leggiera inclinazione dall’ovest all’est, sicchè considerando l’altezza di essa sul livello del mare nella direzione dal mezzodì a tramontana, si trova che da circa metri 144 ascende fino a metri 260.
Le anzidette elevazioni sono depositi di antichi ghiacciai, ossia morene, provenute a quanto pare le occidentali dal Sempione e dal Rosa, e le orientali dal S. Gottardo. La loro superficie è formata da terreno siliceo-argilloso; ma nell’interno racchiudono numerosi massi erratici, angolosi e scabri, talvolta assai voluminosi,  appartenenti quasi esclusivamente a rocce primitive, e specialmente a graniti, gneiss, micaschisti, dioriti e porfidi. La pianura è in generale coperta da uno strato o suolo  poco alto, composto da terreno siliceo non iscarso d’argilla, ma poverissimo di calce, che poggia sopra uno strato inerte, o se vuolsi sopra un sottosuolo assai profondo e formato da un ammasso caotico ed incoerente di ciottoli, ghiaie, arene e sabbie. Cotali materie minerali nella parte alta della pianura si riconoscono di leggieri come frantumi di una gran varietà di rocce primitive; ma nella parte inferiore, ove i ciottoli son più rari, si vedono anche rocce calcari, cioè carbonati di calce, dolomiti e marne. Qua e là poi, e principalmente in vicinanza alle morene, il suolo è costituito da vera argilla atta alla fabbricazione di mattoni e tegole, la quale quando sia assai compatta, riceve qui il nome di ferretto.
Questo circondario ha un buon tratto del suo confine occidentale lambito dal Ticino, che scorre in un alveo di parecchi  metri inferiore alla pianura, ed è nel suo mezzo attraversato dall’Olona, dalla quale a Castagnate si stacca un piccolo canale, il cavo Diotti, che va ad irrigare un po’ di terreno nelle vicinanze di Rho. Esso è poi anche solcato da alcuni fiumicelli, che hanno le loro sorgenti nelle morene, cioè la Lenza, la Strona, l’Arno, il Sorgilorile, e dai torrenti Riale, Telore, Bozzente e Lura che scendono pure dalle morene. Le acque dei fiumicelli predetti dopo un corso di pochi chilometri scompaiono assorbite dal ciottoloso terreno, per cui i  fiumicelli si convertono in torrenti, che hanno acque sol quando cadono copiose piogge, o si sciolgono rapidamente le nevi.
Vicina e sottoposta alle nevose Alpi, discosta e divisa dal mare Mediterraneo per l’interposizione degli Appennini liguri, e discosta ancor più dall’Adriatico, ma aperta verso esso, questa regione ha un clima che  se si riguarda da temperatura media annuale, che è di circa 11, 7° C, si deve  annoverare fra quei  temperati, che più s’avvicinano ai freddi che ai dolci; ma se si considerano invece le temperature estreme si deve comprendere fra i variabili od incostanti, o meglio fra gli eccessivi. Giacchè qui nel verno si hanno non di rado da - 10° fino a -15° C, e nella state da +30° a +36° C. Ond’è che qui non possono allignare parecchi alberi, nè altre piante, le quali prosperano pure in altri climi temperati, ma non afflitti dagli aspri rigori invernali, che talvolta qui si provano. La grande incostanza poi del clima fa sì, che in primavera non siero rare le brine dannosissime e funeste singolarmente alle viti ed ai gelsi.
Quanto ai venti, qui predominano gli aquilonari o del nord, freddi e d’ordinario secchi, poi in ordine di frequenza il greco o nord-est,, freddo esso pure e non di rado apportatore di pioggia mista talvolta a gragnuola; indi il levante, o l’est, e lo scirocco o sud-est, freddi e umidi, che quando durano alcuni giorni portano quasi sempre lunghe pioggie; poi l’ostro o sud, caldo, e che se spira per un po’ di tempo, è seguito pure da piogge, ma non lunghe: raro è il ponente od ovest, e più raro ancora il maestro o nord-ovest, i quali sono freddi e secchi; rarissimo poi il sud-ovest.
La media annuale della quantità di pioggia che qui cade, è di circa centimetri 95, quantità che sarebbe sufficiente, se fosse meglio ripartita: ma la pioggia è copiosa in primavera e nell’autunno, e spesso molto scarsa nell’estate; onde le frequenti siccità, dannose specialmete ai granoni ed ai foraggi. In generale però le sempre desiderate pioggie estive sono meno rare nella parte morenica, che nella piana. Sgraziatamente poi questa plaga è spesso visitata dalle gragnuole, le quali di solito sono piccole, se spira il greco, ma se durante il temporale soffia il ponente, sono grosse, violentissime, e perciò rovinose oltremodo."
 
Tratto da “Le condizioni dell’agricoltura e della classe agricola nel circondario di Gallarate” di Ercole Ferrario.

 
La copertina della ristampa anastatica a cura dell'Amministrazione comunale samaratese

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