martedì 27 gennaio 2015

FRANCESCO CHERUBINI: VOCABOLARIO

Francesco Cherubini, Vocabolario Milanese-italiano, Libreria milanese, 1997, ristampa anastatica degli originali.


Oggi ricordiamo Francesco Cherubini (1789- 1851) e il suo "Grande" vocabolario in cinque volumi, il primo del 1839, l'ultimo del 1856. Il Cherubini, fra l'altro, fu tenuto a balia a Castellanza. Possiamo quindi affermare che respirò la salubre aria della Valle Olona fin da lattante!
Dal suo vocabolario, che contiene anche alcuni saggi, abbiamo estratto questo brano.


“I confini entro cui si parla il linguaggio milanese e li altri suoi affini, rappresentano tuttora la geografia dei secoli romani. Inosservato all’Europa, quest’idioma è parlato da oltre un milione di popolo.”
Pretto si ode in città, e specialmente nelle parti più abitate dai popolani, come sono la Porta Ticinese, la Porta  Tosa, la Porta Comasina, il Mercato (Verzee), e la più parte di quelle contrade che, per essere state il deposito del cavaticcio del Naviglio che forma cerchia alla città propriamente detta, furono nominate terraggi. Nelle altre parti della città è parlato con più o meno schiettezza, secondo la maggiore o la minor cultura delle persone. Tutti però e popolani e signori hanno abituatezza di parlare sempre il dialetto in qualunque siasi occasione.  Fuori di città, così ne’ suburbj, si ode quasi identico nelle frasi e nei vocaboli, assumendo però la forma e la pronunzia rusticana. Verso nord-est sfuma nel Brianzuolo;  a nord-ouest nel Comasco; a ouest nel Verbanense e nel Novarese, a ouest-sud nel Pavese, a sud e sud-est nel Lodigiano; ad est nel Bergamasco pianigiano. Le lingue si estendono più o meno secondo il dominio maggiore o minore delle genti che le parlano. Perciò il Ducato Milanese, cui altre volte soggiacevano ben più altri paesi che non quelli cui è stremata oggidì la nostra provincia, estese il vernacolo nostro anche nei luoghi che sono per accennare; e, non ostante la cessata dominazione, lasciò in quelli tanta parte del proprio carattere da doverneli considerare come suoi suddialetti. Tali sono il Pavese, il Comasco, il Brianzuolo, il Luganese, e quello di moltissimi paesi delle Riviere del Verbano, del Lario, del Ceresio. Quasi ancora dipendenti pe’ vocaboli se ne potrebbero dire il Novarese, il Vigevenasco, il Lumellino, e più ancora il Lodigiano e il Cremasco; un po’ meno  l’Intragnino e il Bregnasco; ma la diversità nella pronunzia è così fatta che lo reputato meglio noverarli sotto altri stipiti. Il Valtellino in vece parmi non male ascritto allo stipite nostro per la molta affinità della sintassi, e perchè oggimai non più numerabile fra i vernacoli valligiani-italo-svizzeri; e ciò ad onta della molta varietà corrente fra noi e li Alti Valtellinesi specialmente in fatto di vocaboli.

 

Francesco Cherubini – Tratto da Nozioni filologiche intorno al dialetto milanese.

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