Roberto Corbella, Massimo Centini, La stregoneria in Insubria, Macchione editore, 2010 |
Con questo post ricordiamo un serio e preparato ricercatore recentemente scomparso, Roberto Corbella (1940-2013). Il saggio, che accoglie anche contributi di Massimo Centini, ricostruisce e documenta il fenomeno storico che va sotto il nome di stregoneria e che altro non era che la cura di malattie con metodi "non ufficiali", quali ad esempio erbe medicinali.
Dalla lettura del libro si apprende che sia San Carlo Borromeo che suo cugino Federico Borromeo, entrambi arcivescovi di Milano e venerati dalla Chiesa Cattolica, torturano e mandarono al rogo decine di povere donne accusate ingiustamente di stregoneria. Il libro ricostruisce e ben documenta numerosi episodi raccapriccianti.
"San" Carlo Borromeo (olonaweb) |
Nel 1569 San Carlo Borromeo invia in Brianza, nella zona tra Grandate e Civate, la sua milizia personale per arrestare e torturare alcune donne sospettate di stregoneria. Il processo farsa contro otto donne si tiene a Lecco. Scrive Corbella: "Si apre un aspro contrasto tra il Borromeo, che insiste per la condanna al rogo e il Senato Milanese che, stanco di tanti macelli in nome della Chiesa, vorrebbe l'assoluzione delle donne. Alla fine cede il Senato e le donne sono condannate e giustiziate".
Nel 1583 San Carlo Borromeo, malvisto dai ticinesi per il suo fanatismo e la ferocia, con la scusa di una visita pastorale giunge in Val Masolcina e fa arrestare centocinquanta persone. Scrive lo storico varesino: "Vi erano un centinaio di donne tra gli arrestati e tutti furono sadicamente torturati fuori dalla legge elvetica. In conclusione undici furono condannati al rogo, tra cui lo stesso parroco (riconosciuto stregone) e dieci donne considerate ree confesse di stregoneria. Furono bruciati appesi a testa in giù".
L'arcivescovo Federico Borromeo, succeduto a San Carlo Borromeo "mostra subito di non essere da meno del cugino Carlo, facendo dello sterminio di streghe e eretici uno scopo del suo apostolato". Lo studioso elenca quindi un'impressionante serie di esecuzioni di donne innocenti volute dall'arcivescovo. Per rendere ancor più atroce il supplizio, le esecuzioni erano precedute da torture procurate da tenaglie roventi.
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