Il frontespizio del saggio del samaratese Ercole Ferrario |
Il samaratese Ercole Ferarrio (1816-1897), medico,
collaborò alla stesura dell’inchiesta agraria dello Jacini con la relazione
riguardante il territorio del gallaratese. Pubblichiamo uno stralcio tratto dalla sua opera "Le condizioni dell’agricoltura e della classe agricola nel circondario di Gallarate". Il saggio fu ristampato dall'Amministrazione comunale di Samarate, allora guidata dal sindaco Renato Chilin, sul finire degli anni Novanta. Di seguito uno stralcio del saggio.
Descrizione sommaria delle condizioni geografiche, topografiche, geologiche, orografiche, climatologiche e metereologiche del territorio.
"Il circondario di Gallarate, quarto
della provincia di Milano, ha una superficie di metri quadrati 505,25, occupa un’ampia porzione della parte settentrionale
ed occidentale di tale provincia, ed è tutto compreso nel 45° di latitudine
boreale.
Nella sua parte settentrionale esso
presenta numerose elevazioni, le quali occupano circa 1/4 della totale
superficie e si ergono sul livello del mare da circa metri 260 a quasi 400. Nel
resto è formato da una pianura, che ha un notevole pendio dal nord al sud, ed
una leggiera inclinazione dall’ovest all’est, sicchè considerando l’altezza di
essa sul livello del mare nella direzione dal mezzodì a tramontana, si trova
che da circa metri 144 ascende fino a metri 260.
Le anzidette elevazioni sono depositi di
antichi ghiacciai, ossia morene,
provenute a quanto pare le occidentali dal Sempione e dal Rosa, e le orientali
dal S. Gottardo. La loro superficie è formata da terreno siliceo-argilloso; ma
nell’interno racchiudono numerosi massi erratici, angolosi e scabri, talvolta
assai voluminosi, appartenenti quasi
esclusivamente a rocce primitive, e specialmente a graniti, gneiss, micaschisti,
dioriti e porfidi. La pianura è in generale coperta da uno strato o suolo poco alto, composto da terreno siliceo non
iscarso d’argilla, ma poverissimo di calce, che poggia sopra uno strato inerte,
o se vuolsi sopra un sottosuolo assai profondo e formato da un ammasso caotico
ed incoerente di ciottoli, ghiaie, arene e sabbie. Cotali materie minerali
nella parte alta della pianura si riconoscono di leggieri come frantumi di una
gran varietà di rocce primitive; ma nella parte inferiore, ove i ciottoli son
più rari, si vedono anche rocce calcari, cioè carbonati di calce, dolomiti e
marne. Qua e là poi, e principalmente in vicinanza alle morene, il suolo è
costituito da vera argilla atta alla fabbricazione di mattoni e tegole, la
quale quando sia assai compatta, riceve qui il nome di ferretto.
Questo circondario ha un buon tratto del
suo confine occidentale lambito dal Ticino, che scorre in un alveo di
parecchi metri inferiore alla pianura,
ed è nel suo mezzo attraversato dall’Olona, dalla quale a Castagnate si stacca
un piccolo canale, il cavo Diotti, che va ad irrigare un po’ di terreno nelle
vicinanze di Rho. Esso è poi anche solcato da alcuni fiumicelli, che hanno le
loro sorgenti nelle morene, cioè la Lenza, la Strona, l’Arno, il Sorgilorile, e
dai torrenti Riale, Telore, Bozzente e Lura che scendono pure dalle morene. Le
acque dei fiumicelli predetti dopo un corso di pochi chilometri scompaiono
assorbite dal ciottoloso terreno, per cui i
fiumicelli si convertono in torrenti, che hanno acque sol quando cadono
copiose piogge, o si sciolgono rapidamente le nevi.
Vicina e sottoposta alle nevose Alpi,
discosta e divisa dal mare Mediterraneo per l’interposizione degli Appennini
liguri, e discosta ancor più dall’Adriatico, ma aperta verso esso, questa regione
ha un clima che se si riguarda da
temperatura media annuale, che è di circa 11, 7° C, si deve annoverare fra quei temperati, che più s’avvicinano ai freddi che
ai dolci; ma se si considerano invece le temperature estreme si deve
comprendere fra i variabili od incostanti, o meglio fra gli eccessivi. Giacchè
qui nel verno si hanno non di rado da - 10° fino a -15° C, e nella state da
+30° a +36° C. Ond’è che qui non possono allignare parecchi alberi, nè altre
piante, le quali prosperano pure in altri climi temperati, ma non afflitti
dagli aspri rigori invernali, che talvolta qui si provano. La grande incostanza
poi del clima fa sì, che in primavera non siero rare le brine dannosissime e
funeste singolarmente alle viti ed ai gelsi.
Quanto ai venti, qui predominano gli
aquilonari o del nord, freddi e d’ordinario secchi, poi in ordine di frequenza
il greco o nord-est,, freddo esso pure e non di rado apportatore di pioggia
mista talvolta a gragnuola; indi il levante, o l’est, e lo scirocco o sud-est,
freddi e umidi, che quando durano alcuni giorni portano quasi sempre lunghe
pioggie; poi l’ostro o sud, caldo, e che se spira per un po’ di tempo, è
seguito pure da piogge, ma non lunghe: raro è il ponente od ovest, e più raro
ancora il maestro o nord-ovest, i quali sono freddi e secchi; rarissimo poi il
sud-ovest.
La media annuale della quantità di
pioggia che qui cade, è di circa centimetri 95, quantità che sarebbe
sufficiente, se fosse meglio ripartita: ma la pioggia è copiosa in primavera e
nell’autunno, e spesso molto scarsa nell’estate; onde le frequenti siccità,
dannose specialmete ai granoni ed ai foraggi. In generale però le sempre
desiderate pioggie estive sono meno rare nella parte morenica, che nella piana.
Sgraziatamente poi questa plaga è spesso visitata dalle gragnuole, le quali di
solito sono piccole, se spira il greco, ma se durante il temporale soffia il
ponente, sono grosse, violentissime, e perciò rovinose oltremodo."
Tratto da “Le condizioni
dell’agricoltura e della classe agricola nel circondario di Gallarate” di Ercole Ferrario.
La copertina della ristampa anastatica a cura dell'Amministrazione comunale samaratese |
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