sabato 23 marzo 2013

RICORDO DI FELICE MUSAZZI

 

Felice Musazzi durante le prove della rivista "La scala è mobile" (inverno 1986/87).
Accanto a lui, Renato Lombardi, indimenticabile interprete della Chetta Pinciroli,
acerrima rivale di Teresa. (Foto Archivio privato Olonaweb)




E' il 1946. Un uomo con il suo misero fardello ritorna dalla Russia alla sua città. La guerra e la prigionia si sono prese sei anni della sua gioventù. Ma la vita continua e lui, Felice Musazzi, come tanti altri, riprende il suo lavoro.
Nelle sere povere della ricostruzione, per amore e per istinto, ricomincia a recitare sulle tavole di legno sconnesse dei teatrini parrocchiali. Giunge così l'inverno del '48. Musazzi scrive il canovaccio di "Un dì nacque Legnarello". Sulla scena, come per incanto, sale, surreale e irresistibile, Teresa.
La sua storia di donna è segnata indelebilmente da secoli di sacrifici, di cene a base di polenta e pan negar. E il distillato di cento Terese che già hanno calcato le scene su miriadi di palchi di fortuna della Lombardia, quando la televisione non c'era e la vita non era ancora virtuale.
Felice Musazzi recita con il cuore. Il suo io individuale viene come accantonato e cavalcato dalla maschera. Musazzi non è più Musazzi, ma Teresa che domina ogni sua smorfia, muscolo, pensiero.
La gente subito si identifica, si riconosce accomunato a lei, sia di fronte alla sua grazia e al manifestarsi del bello, ma anche di fronte alle miserie dei difetti umani che Teresa esibisce senza scomporsi. L'imitazione artistica trova infatti la sua ragione fondamentale nel tentativo di dominare il dolore.
Teresa ansima, piange, ride, si getta senza timore nell'esaltante quanto epica lotta della vita quotidiana. Con un gesto trasforma la nuda realtà, dona una storia a uomini senza storia, condannati a torto o a ragione ad un ruolo di scomparse. Il suo campo di battaglia è il cortile, inferno e paradiso dei "pover crist". C'è rabbia e poesia nella sua vita. La sua ignoranza è disarmante, commovente la sua saggezza, cruda la sua protesta.
E il successo. Recita dopo recita la gente si stringe affettuosamente intorno all'ultima maschera del teatro lombardo. L' unica vera del teatro contemporaneo, alla faccia dei tanti "intellettuali"  che l'hanno sempre liquidata con due righe di supponenza.
Eppure Musazzi/Teresa con quello straordinario mezzo di comunicazione che è il teatro è riuscito a parlare al cuore del popolo di cottimi, confessioni, scioperi, sposalizi e funerali come il più grande dei poeti. 




Passerella finale della rivista "La scala è mobile", 1987(olonaweb)
 

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