domenica 22 luglio 2018

INTERVISTA A LUCIANO SADA



Luciano Sada (dal sito rivista il cantastorie )

Pubblichiamo, tratta dal sito della rivista il Cantastorie ( https://www.rivistailcantastorie.it/pagina-iniziale/) una rara intervista a Luciano Sada, oste e cantastorie milanese.




INTERVISTA A LUCIANO SADA DETTO “EL PINZA”

D. Puoi fare una breve presentazione di te stesso e del tuo soprannome? Mi chiamo Luciano Sada detto el “Pinza”, Soo nanca mì el perchè” me l’hanno appioppato da ragazzino, qualcuno ci ha messo su delle storie più o meno vere….Pinza è rimasto e e all’altezza dei miei vetusti 70 anni me lo porto, spero, con dignità. Milanese, Milanes, mio padre si interessò, andò a vedere le origini del nostro cognome nell’albero genealogico e i primi Sada censiti a Milano risalgono al 1600, dopo l’occupazione spagnola, all’epoca della peste, probabilmente sarebbero stati dei bravi (che poeu eren minga bravi), al servizio di qualche hidalgo espagnolo, che poeu i sciori hinn andà via perché gh’era la peste, i poverett hinn restà chì, e hinn restà chì anca i Sada e insomma el mè nomm l’è quest. D. In che zona di Milano sei nato? Che me ricordi mì ho conosciuto proprio mio nonno paterno, nato in Ripa Ticinese al 13, e mort in Ripa Ticinese al 13. Io invece sono nato a Porta Magenta, in via Costanza, perché i miei genitori lavoravano alla Borletti e i sposinn avevano diritto alla casa fornita dalla ditta, Nel 1937 i miei hanno deciso di acquistare un negozio in zona Ticinese e sono tornato a Porta Cicca dove vivo tuttora in Corso San Gottardo. Il papà, invece, è nato in Pietro Custodi davanti a la rimessa di tramm, el ghe tegneva a dill……pussee milanes d’inscì…. D. Nel 1968 hai dato vita alla leggenda della “Briosca, raccontaci un po’ come è nata questa idea? Dunque la Briosca è stato uno dei diversi locali che ho gestito. Prima della Briosca sono stato nove anni al quartiere Gratosoglio e prima ancora in via Moncucco, alla Barona. Alla Briosca capitai per caso, quando il vecchio proprietario, dopo 35 anni di gestione, un tranese, decise di disfarsi di questo locale. Sembrava una topaia, gestito da una persona stanca, frequentato da qualche lavandaia e da tanti gatt. Dove si consumava soltanto per riscaldarsi marsala e grappott. Me ricordi che gh’era el plafon che l’era negher, ma nò perché l’aveven vernisaa de negher, ma perché l’aveven mai sbiancaa! El local l’era illuminaa cont ona lampadina de 40 watt…. Ona tristezza! Come ho visto il locale ho detto: qui bisogna cambiare, si può dare vita a qualcosa che rispecchi un po’ la vita dei Navigli di un tempo. La Briosca era una vecchia osteria che risaliva al 1600, ricordo ancora che all’esterno, e questo l’ho fatto notare a tanta gente che passando non ha mai neanche sfiorato l’idea di osservare, c’erano ancora gli attacchi degli ultimi lampioni a gas. Al numero 17 di via Ascanio Sforza, che allora si chiamava via Leonardo Da Vinci, c’è ancora un calco bruttissimo, sotto un balcone, che rappresenta appunto Leonardo. La Briosca aveva una pergola di glicine bisecolare, con gioco delle bocce “alla milanese,” quello ancora con il cordone, con gli argini, che io ho rimesso in funzione. Qui mi hanno seguito i vecchi amici e clienti del Gratosoglio, personaggi incredibili, e qui è nato quel bel cabaret spontaneo che avveniva una volta nelle vere osterie di Milano. Personaggi ne potrei citare a decine El Rinon, El Wanda, il famoso Alberto Quacci, simpaticissimo poeta, ballerino, cantante e cabarettista. Tutte le sere si improvvisava uno spettacolino così spontaneo che quando la cosa si diffuse, ci siamo trovati anche un po’ meravigliati noi stessi della gente che cominciava a frequentare il locale…Per curiosità e per vivere quell’atmosfera di cabaret improvvisato con tutti gli annessi e connessi …. Qualche parolaccia, se sentiva anca quella…. tra un biccer de vin e l’alter… Ricordo che personaggi, che poi sono diventati artisti celebrati, venivano addirittura con un di piccolo registratore per raccogliere le battute …che poi andavano a finire al Derby in via Monte Rosa e presentate come novità assolute. Roba che noi sapevamo già perché fatte, cantate e dette dai nostri nonni. A noi faceva piacere rinverdirle … per loro erano novità che hanno fatto la fortuna di tanta gente. Senza tema di smentita posso citare Jannacci, che raccoglieva del materiale, gli stessi Cochi e Renato i vari Boldi e tanti altri. Insomma questo era il Naviglio di allora , dove tra una partita alle carte, una gara alle bocce e tanta bella musica, è nato un gruppo, e questo ci tengo a dirlo, che si chiamava “I amis de la Briosca”. Un gruppo che a scopo di solidarietà andava tutte le domeniche, e a volte anche al sabato, -tutta gente che lavorava neh!-, a dedicare il loro tempo libero negli ambienti per indigenti: istituti per i vecchi, ospedali ecc. Facevamo anche degli spettacolini e si raccoglievano, in un bidon de l’oli, le offerte. Il denaro serviva a comperare non la solita bambolina, il solito palloncino per i bambini, ma damigiane di olio d’oliva, quintai de pasta…. Perché de quella ròba lì ghe ne voeur semper, tant’è vero che un grande giornalista, purtroppo defunto, Carlo Silva, quando ha saputo di queste iniziative, ha detto una cosa che io porto ancora nel cuore: “ L’è tutta gent che l’è bòna de cantà, de giugà ai bocc… però quando vanno in questi in questi posti di sofferenza, non portano soltanto il bicchiere di vino o la canzonetta , ma portano il bicchiere della speranza, il bicchiere dell’amicizia. Io ”La Briosca” la chiamerei quasi ….una pia osteria” . Tra l’altro “I amis de la Briosca” hanno avuto anche una benemerenza civica, perché, come ho detto prima, portavano conforto, solidarietà e allegria agli indigenti… è stato molto bello… e questo per dire che la gent l’era sana. Dopo, la Briosca venne demolita … era l’epoca delle grandi immobiliari….e mi hanno sfrattato e mi sono trasferito di una cinquantina di metri, in un altro locale, portandomi appresso l’insegna, che per pudore ho messo all’interno e l’ho chiamata “Il Tredici”, perché era il numero 13 di via Ascanio Sforza. Adesso la chiamano un po’ ipocritamente ancora Briosca. Hanno tentato per i primi momenti di “brioscheggiare” un po’….. ma adess pussee che videogames e musica rock se sent nò! D. Oltre alla Briosca c’erano altri locali simili sui navigli? R: No, c’è da dire questo: negli anni ’50 i milanes , di navili, saveven pù nanca ch’ esisteven. Quando vendetti il locale al Gratosoglio e mi trasferii sul naviglio alla Briosca, e feci questo tentativo di rinverdire un po’ la vita popolare di Porta Cicca, allora, al numer 49, semper de via Ascanio Sforza, gh’era un local, la “ Pinuccia Folk”. Ci scambiavamo un po’ i clienti anche perché lei aveva un fratello che suonava la fisarmonica. Poeu gh’era la “Clinica”, in via Torricelli, un locale dove andavano i giovani, diciamo di una generazione dopo la nostra… anche due. L’era ciamada anca l’”Osteria del Ceschella” Poi è nato il “Praticello”, altro locale mitico di Milano, che a sua volta divenne un locale altrettanto celebre quanto la Briosca e lì è ripresa la vita dei navigli, la vita vera da cui sono nate tante manifestazioni . La festa dei Navigli, per esempio, è nata nel 1969. Per i primi tre anni si è svolta soltanto sul Naviglio Grande, dopo, tramite l’assessore Gian Franco Crespi è stata estesa a tutti e due i navigli. D. Parla della Festa dei Navigli ? R. La festa, come dicevo prima, è nata sul Naviglio Grande e si è svolta per tre anni solo su quel naviglio. Noi del Naviglio Pavese eravamo anche danneggiati in quanto ci chiudevano il traffico… allora, on bell dì hoo ciamaa el scior Gian Franco Crespi, mio coscritto, e gh’hoo dii: “Senta on poo, l’acqua del Navili l’è semper quella neh! Abbiamo due ponti carrai: il ponte di via Valenza, sul Naviglio Grande e el pont de via Conchetta sul Navili Paves, l’acqua la gira e la torna indree … perché de là gh’è la festa e de chì nò? Blocchiamo il traffico in sul pont de via Valenza e in sul pont de via Conchetta! “Se vieni su a Palazzo Marino a fare una firma te foo rivà la festa anca in sul Navili Paves” Semm andaa su’ in quaranta ….hoo dii: “Voeuri vedé se te mòllet nò!” Infatti è stata estesa anche sul naviglio Pavese la Festa dei Navigli. D. Quaranta gestori di locali? R. Nò, nò, quaranta client, gh’era anca on quaivun de la famosa banda de via Osoppo…. On poo de omett che m’hann guardaa in faccia e m’hann dii: “Sì sì te gh’hee reson!!” Te gh’hee reson … ben a mont…per dì che l’era tutta gent con duu …..(significativo gesto corrispondente agli attributi maschili ) inscì!. Per la Festa dei Navigli suonava l’orchestrina “I Armandin” di Ermanno De Scalzi, Masiero al violino, Pinuccio Arosio alla fisa, e mì al pianoforte. La gent la partecipava, in su la strada el traffich l’era bloccaa , gh’era l’isola pedonale e gh’era la calca e ghe davom el microfono ai passant e fasevom cantà tucc, l’era ona festa… adess l’è diventada on fera: gh’è i mobil de la Salvarani, gh’è i marochin, gh’è i crafen, gh’è la musica rock…, in sui navili!! Il bello veniva quand, a mezzdì, rivava el Sindich, Aldo Aniasi, il comandante partigiano “ Iso”, e, guarda caso, el vegneva subit a la Briosca. Quand el rivava ghe disevi a l’Ermanno:” Hoei! gh’è chì el numer vun” e lù giò cont “O mia bella madonnina” e come el vegneva visin taccavom “Bella ciao”. Ghe cuntavi sù la solita barzelletta che ghe piaseva , anca se risciava on poo el nas. La mia miee la ghe dava duu garofen a la sciora Stefania e bevevom el Ramazzotti insema… “Savii che differenza passa tra el scaldabagn e el sindich de Milan?” … Nòòò, rispondeva la gent….”Se te ghe tiret via la resistenza resten duu bidoni!”… e tucc ghignaven. Dopo Aniasi, gh’è vegnuu el ”Charlie Bassi”, inteso come Carlo Tognoli, e anca lù ona quai ciocchetta l’ha ciappada. Ghe piaseva vegnì a trovamm ògni tant, quand el gh’aveva del temp liber, e se divertivom de matt…. Allora se usava nò i gamberoni e la pizza… gh’era busecca, cazzoeula, risòtt e coteletta, òss bus, gorgonzoeula e formagginn de Montaveggia: quest chì l’era el menù de la Briosca. Inscì l’era la vita, mai ona rògna, avert tutta nòtt e succedeva nient, vegniven tucc, dalle baronesse alle mignotte, a on quai gratta al scior Pirelli. Gh’era minga pericol che mancass on cugiarin, gh’era rispett! Minga ’me adess, che te gh’hee de stà attent quand te veet in gir, che te see nò se te tornet a cà…. Pover Milan!… D. Com’è che nasceva la serata? R. La serada, se pò dì che la cominciava a mezzdì…. Par incredibil, fin da mezzdì vegneven i artigian. Gh’era el “materazzee”, c’era lo “sbalzatore in rame”, gh’era “el papà”, Bruno Scapuccin, un personaggio incredibile, purtroppo scomparso, el faseva di ròbb con de chi intracchen incredibil! Ona vòlta l’ha faa ona balena de ses meter. Su ‘sta balena emm faa anca on disco “La balena del Navili”, cantata dal sottoscritto su musica di Nino Rossi. La balena l’era tutta animada, la moveva la bocca e la derviva i oeucc . El Bruno l’era on abile nuotatore,l’andava denter in de la bocca e ’l vegneva foeura de la panscia, el caregava i fiolett per fà on gir in Darsena. L’ha faa anca ona Balilla, in scala, de legn compensaa con sòtta lo scafo e ghe stavom in ses. La gent la se meraviliava de vedè girà la Balilla in la Darsena. Gh’è ancamò i fotografii El noster temp liber el dedicavom a la vita de quartier: quand se vegniva a savè che ona dòna la gh’aveva el marì a San Vittor e cinqu fioeu de mantegnì… andavom in del sciostree a ordinà el carbon e la legna per tutt l’inverno, perchè allora gh’era la stua; el pagament el faseven i amis de la Briosca. Andavom in del lattee per ordinà latt e butter per ona donetta òrba e solla… el cunt ai amis de la Briosca. Cercavom in tutti i maner de juttà la gent disgraziada. E ancamò incoeu gh’è gent che la se ricorda. Adess chi ròbb chì succeden pù. Adess in su l’ascensoeur” buon giorno”, buon giorno; buona sera, buona sera. Conossi de la gent che con la scusa del decentrament hinn andaa a finì a Quarto Oggiaro e s’hinn trovaa mal e rimpiangen ancamò i noster ratter… sì, gh’era el cess su la ringhera… ma gh’era anca tanto coeur… Pòrca Miseria! Mah! Tornemm a la serada…disevi di artigian… quand combinaven on affari vegneven a bev cont i client, per suggellare l’affare e dopo andaven pù a laorà, se fermaven per ona partida ai cart, tra on biccer e l’alter se tirava giò la ghitara, ona sonada e, badabim badabum se tirava mattina. I canzon eren soratutt milanes, di Nino Rossi, Mimmo Di Miccoli, quello che ha composto “el Barbon del Navili”. Le parodie le facevo io, anche se a volte un po’ scurrili come la canzone Montecarlo: “ L’era mai success de borlà denter al cess….”. La Fonit Cetra ha fatto un disco “ C’era una volta la Briosca”. E’ stato curato da Ettorino De Carolis, romano, che sarà stato anche bravo, ma di osterie milanesi non capiva niente. Ha raccolto materiale per fare non uno, ma cento dischi! Emm tiraa foeura el famos Tron de Dio, sottotitolo “Misteri de sacrestia” che se capiva nò se l’era il trono di Dio o il tuono di Dio. Una scenetta improvvisata dal nient… che però in man di sciori del Derby Club è diventata un’opera d’arte.. per numm l’era on divertiment, per lor ona speculazion. D. Il primo locale al Gratosoglio com’era? R. Il Gratosoglio è stato un po’ il trampolino della Briosca. Allora non era ancora nato il grande quartiere, c’era soltanto un piccolo agglomerato di case, circondato dalla campagna e tanta, tanta nebbia. Gh’era la caserma di carabinier, el tabacchee, la coperativa, on para de osterii. Noi della tabaccheria eravamo obbligati a stare aperti fino alle tre di notte perché le fabbriche della zona: la cartiera Binda, la cartiera Verona e la tintoria Cederna, che faceva stoffe militari, facevano i turni di notte. Nel nostro locale trovavano un punto di riferimento e qualcosa di caldo da mangiare quando uscivano. A la cartera Binda gh’era 1800 operari, ma che vegneva eren semper chi quatter. Quand vegneven foeura, ai dò de nòtt, la mia miee la ghe faseva di grand fertad de scigoll e… grappott, perché la bevanda calda le voreva nissun! La mandorlada, el grigioverde, la grappa a la genziana! Adesso vi racconto come è nata la storia del Gratosoglio che fu un po’ il precursore de la Briosca: una sera di nebbia, ma proprio una nebbia de tajà giò cont el cortell, avevo la saracinesca chiusa a metà, si ferma davanti una Volkswagen, battono la saracinesca, serom denter in quatter: io, il Pinuccio Bosetti, un tranviere e pianista, bravissimo, el macellar e un paio di clienti nottambuli che andaven a bottega….si presenta una persona e dice “Scusi, ci siamo persi… veniamo da Pavia” e io: “Dove dovete andare? A Milano? E gli ho dato tutte le indicazioni giuste; poeu hann sentii l’odor de la fertada…sa che il soffritto.. stimola eh…”Ma cosa state facendo?” . “Eh, semm adree a fà la fertada. “Non se ne potrebbe avere una?”. Allora gh’hoo dii a la mia miee: metten sù on’altra per tucc. Sapete chi erano le persone che si erano perse? Nanni Loy, Ugo Gregoretti, Bianca Toccafondi e Paolo Poli. Mi ricordo che mi hanno chiesto:” Ma come mai, a quest’ora, la frittata?” e mi gh’hoo rispòst:” Chì l’è semper inscì”. Sono rimasti lì fino alle quattro a mangiare, tanto i carabinieri diseven mai nagòtt, anzi partecipaven, come se dis, “ auf”. Poi mi hanno chiesto:” E se veniamo domani sera ci fai trovare qualcosa?”. “Si, ma vegnì on poo pussee prest”. Serom in del ’60 e semm andaa avanti fin al ’67. Tutti i ser gh’era 150 macchin parcheggiaa in del praa, l’è staa on moment meraviglios.. 40 fertad per sera. Quand andaven via me domandaven:” Quanto ti devo dare Pinza?”,”Mah, damm 1000 franc con la bottiglia”, e eren tucc content. Mì seri el perno de la baracca, ma me jutava anca el Pinuccio Bosetti a intrattenere con il “rag- time” e l’honky- tonky. D. Senti Luciano, facendo una specie di carrellata, così come se fossero delle fotografie, prova a ricordarti i personaggi che frequentavano i tuoi locali. R. Tutte queste persone si sono avvicinate al mio mondo perché ci si ritrovavano e appunto quando si sono conosciuti non sono stati più capaci di farne a meno, di trovarsi, di incontrarsi alla sera, perché se mancava uno erano tutti preoccupati …Ad esempio el Wanda, un personaggio incredibile ha fatto il lavapiatti.. l’hanno deportato in Germania i nazisti. Un appunto che potrei fare al mio vecchio partito (il PCI di allora): quando, a guerra finita , voleva fare la tessera, qualcuno gli ha detto:” No, sai… la tua posizione di omosessuale…, non va bene come immagine…” Lui ha rinunciato alla tessera, ma ha sempre vissuto molto dignitosamente. Ha fatto un po’ anche il ballerino; la stessa Wanda Osiris l’ha voluto conoscere tanti anni fa, è rimasta stupita della sua bravura, ma non perché la imitasse …lui sapeva tutte le canzoni di Gabret, di Michelle, la lirica non parliamone, le operette, lui sapeva tutto. Poi c’era l’Anna di Navili, un grosso personaggio inossidabile , è stata una delle grandi frequentatrici della Briosca, l’hanno battezzata “Anna dei Navigli” perchè da noi una sera che hanno girato, non so se la RAI o altri, hanno fatto delle riprese alla Briosca , e gh’hann daa de firmà la partita iva, lei non voleva dare il suo nome e così si firmò “Anna de’ i Navili”: e così è rimasta. Poeu de cantant di questo genere ghe n’è nassuu ona pigna: gh’era la Teresa de la Martesana, gh’era l’ Anna di Timber, el Carletto di Navili ……..tucc di Navili! L’Anna di timber perché quando cont el Circolo Ambrosiano Meneghin e Cecca hann traa in pee,’ per un paio d’anni, una specie di camminata non competitiva come la Stramilano: la “ Sù e giò per i Navili” e c’erano i posti di ritrovo, i posti di ristoro, tucc i vòlt che la rivava la gh’aveva semper cald… e gh’hann timbrà in sul pettorale e le la gh’ha dii:”Nò sporcom nò el pettorale”, e l’ha tiraa sù i sottann …Allora gh’e timbraven in su i ciapp! … L’è rivada a Milan tutta timbrada …De allora l’hann ciamada” l’Anna di Timber”;.la gh’è ancamò, ona simpaticòna!. Tutti personaggi incredibili, come l’”Usignolo del Naviglio”, poi la Chiara, l’Edith Piaf di Navili…quella che ha avuto l’osteria “Amici Miei” in via Varanini visin a “La Bellingeretta”, anche lì si faceva del buon milanese, però già un po’ più sofisticato…lì gh’era el pianista, canzoni soltanto su richiesta …adesso in via Corsico gh’è el Simoncini Umberto che canta il repertorio di Luciano Beretta. Indimenticabile poi Nino Rossi, ha cantato Milano, scriveva parole e musica! “La Montagna de San Sir”, “Bella Milan”, “”Mar de Gorla” centinaia e centinaia di canzoni .. non ne ha sbagliata una! Ed era un fratello per me, un amico-fraterno e buona parte del suo materiale l’ha pròppi scritt in sul mè tavol, intanta che mangiavom inséma. Poi sono nate le radio libere. Oggi c’è Radio Meneghina, prima la se ciamava Radio di Navili” allora conduceva “El Piccaluga” un grosso personaggio, Pino Piccaluga ch’el saludi tanto! E anche lì … el me diseva: ”Cià ven sù Pinza a cuntà quatter ball!” – quatter ball e on para de canzonett, naturalment, e se preparava el menù per el mezzdì, perché l’ andava semper a finì a magnà e bev! D. Si ballava a la Briosca? R.: Nò, gh’era minga de spazzi, gh’era centvint cadregh e ghe n’era nanca voeuna istessa! Tutt i vòlt che passava on strascee con sù on sgabell: “T’el tree via chel ròbb lì, allora dammel a mì “ Quatter ciòd e’l mettevi in pee! E questa l’era la caratteristica del local…alter che arredamento …adess! L’era tutt inscì …. El piano el stava in pee perché gh’eren i cairoeu…. L’ha bevuu tant grigioverde chel piano lì… perché vun l’andava lì a sentì la musica e ‘l poggiava el biccer, el biccer l’andava giò…! Ona vòlta el Rudy Magnaghi, un grosso personaggio …anca lù a fà cabaret….ona sera el me ven denter cont on mastin napolitan, on crappon inscì…. L’era el mes de febrar, l’era ona bella giornada de sô e gh’era anmò pizzaa la stua, a la Briosca Vegia. La Briosca l’era longa che la pareva on tramm, l’era longa e stretta …però gh’era el tombon….giò gh’era la cantina, la tavernetta. Beh, el dis” Femm ona partida” Ma el can?…..”Ma el gh’avarà on mes” Orca, el pareva un boeu – “El metti chì sòtta” Gh’avevom i tavol de fratin che pesaven 85 chili. Cià la bottiglia, i cart…E mì gh’avevi ona gatta che l’era minga mia …l’era lì quand hoo compraa el negozzi e insema hoo compraa anca la gatta, la faseva part de l’arredament, e l’era anca incinta…e quand l’ha vist el can l’ha cominciaa a drizzaa el pel, poeu el can el gh’ha faa inscì ….El can quand l’è levaa sù, ròba de filmà se gh’era Walt Disney….in d’on second semm andaa in terra tutt e quatter: el tavol l’è volaa, gh’è andaa giò la stua, tutti i canett pien de carisna tarlicch, tarlucch…la gatta l’ha infilaa la pòrta che l’era averta tant inscì, la gatta l’è passada, ma el can l’ha minga poduu …e tutti i veder de la pòrta giò, on casin…..El Rudy ch’el diseva: “Ma se l’è che l’ha rovinaa el can?! ….Ma te m’hee faa duu milion de dann! Ghe vorarà on mes, chì, a nettà! D. Quando hai deciso di cessare l’attività? Nel 1973, quando ho venduto a gente che ha cercato per un po’ di tempo di ripercorrere la mia strada, ma poi, -non è neanche simpatico dirlo…..forse la mia assenza e quella di mia moglie-, i frequentatori hanno cominciato a diradare un po’ …e qualcuno si è spostato alla Brioschina, di qua e di là e si è sciolto un po’ il gruppo e quindi è finito anche un po’ lo spirito di questo legame che ci teneva uniti, della gente che andava ad interessarsi di quelli che avevano bisogno. Poi in quegli anni è cambiato anche il quartiere …. Qualcuno si è sposato, qualcuno è morto, altri sono andati fuori Milano…purtroppo tutto ha una fine. Certo un po’ di nostalgia c’è quando passo davanti a questi bei locali, arredamenti nuovi….te sentet nò sonà la ghitara da nissuna part, per la miseria! Senti solo il rumore delle macchinette tic ti tic, i balett, i videogames! Adess gh’è on quaivun che ‘l tenta anmò de fà on poo de Milanes, de Ticines, gh’è el Cantamilano in via Còrsich : Umberto Simoncini, gh’è la”Brioschina”, on para de vòlt a la settimana, però. Mì voeuri nò parlà mal di alter, ma el mè sistema l’era different…. Adess on piatt de vitell tonné e on cuu de salamm hinn settanta mila lira….allora …. Tu sei anche un conoscitore della musica e della cultura milanese, hai memoria di figure tipiche come ad esempio il Barbapedanna e la Banda del Tirazza o altri? R. Si della banda del Tirazza faceva parte anche la Wanda; la Banda del Tirazza era quell’orchestrina che vendeva il canzoniere , tutte quelle canzoni parodiate che vendevano sulle piazzette. Qui a Porta Ticinese in via Scoglio di Quarto, allora girava el tramm de Còrsich, lor se metteven lì, perché c’era uno scopo oltre a quello di cantare: curaven i orari degli arrivi e partenze. Cantaven sull’aria de “L’ambasciatore”. “Maledetto quel traditore…che mi ha lasciato”. Come rivava el Còrsich, tutt i orlocch in circol a spettà che rivava el tramm; on bell moment lor diseven “Chi l’è che l’ha perduu la cadenina?”e traven là ona cadenina de allumini ….tucc là cont el coo per ari a guardà la cadenina… Portafoeuj che partiven, fioeu, a tutta birra…El tramm l’andava chi gh’è denter l’è denter, chi l’è fouera l’è foeura! Poeu òccio al ghisa, òccio al ghisa …saraven sù bottega e scappaven tucc con sett o vòtt portafoeuj. Poeu spettaven che rivava l’alter tramm de Còrsich. Erano un po’ dei cantastorie, parodiavano le canzoni … ma il loro scopo l’era quell lì! Invece il barbapedana era un cantastorie vero e proprio che girava per i locali, era un po’ un Brassens, inventava le sue ballate El barbapedanna el gh’aveva on gilè senza el davanti con minga el dedree, l’era on gilè longh ona spanna l’era el gilè del Barbapedanna. Era un personaggio che non ho conosciuto di persona, però è esistito veramente. Ma lui era più che altro dalle parti di Gorla, Precotto, verso Piazzale Loreto. Qui un gruppo che ha fatto epoca nella nostra zona, che poeu eren de Porta Romana eren i Fradei Cornaggia. Riccardo, Giole che ‘l se ciamava Angelo, el Ginetto e el Ferruccio. Invece del plettro el metteva la fassetta de la Simmenthal che la faseva da plettro: tic…ticc….E’ quello che ha storpiato le più belle canzoni romane….”Spiga di grauuaa uauaua no” Tutte storpiate così…..Perché le canzoni le ha portate il famoso Mister, Ernando Grassi je copiaven, ma je struppiaven tucc! I Cornaggia. Andaven semper in gir per piòl (osterie). Sonaven con la ghitara, mangià e bev e semper in gir a cantà. Cantastorie milanesi come i coniugi Cavallini li ricordo, suonavano con un saxofonista nelle piazzette, però non frequentavano i miei locali perché lavoravano di giorno. I “Fiacca” erano dei piccoli circhi equestri con l’ombrello senza il manico, che facevano un po’ i pagliacci, i clown. C’erano quei ‘di gioppitt cont el sò baracchin….”Il negromante contro Gioppino, domani sera seconda puntata”, ògnidun se portava la soa cadrega. Poi a Porta Genova durante il carnevale c’era un padiglione “Pan e vin e luganeghin, el meneghin”. La Fera de Pòrta Genoa la partiva da Pòrta Ticines, gh’era ancamò i bastion allora eh! Indoe gh’era la goeubba di bastion a gh’era “el mur de la mort”; poeu l’andava avanti fina in piazzal Aquileia doe gh’era el circo Togni. Poeu gh’era la balera in piazza General Cantore e lì gh’era pan e vin e luganeghin.In la balera gh’era tutt i cuu che vegneven a insegnagh a ballà ai giovinòtt: gh’era la “Pucci”, la “Scoa vestida, la “Piera del tollon” …che bei nomm, sono proprio da “illusione”…. Allora l’era dura, specialmente durante il fascio gli omossessuali erano schedati, sulla carta d’identità gh’aveven sù on timber “T:A:”, tendenza anormale, e avevano una specie di ritrovo in via Argelati, la ciamaven “La Primavera”, poeu’l’è stada bombardada in del 1943. Allora s’hinn trasferii tucc in via Gian Galeazzo dal “Doardin” e gh’era anca lì la Milly, la Morena, la Marusca e la Ramona che, durante il carnevale, la questura la ghe dava el permess de mettes in costumm … faseven de chi fest, ragazzi, alter che al Lidò….”..Illusione”. La Milly l’era on omin , uno dei più grandi taccheggiatori che io abbia conosciuto, vivevano tutti un po’ così di espedienti…Questo era l’ambiente dell’osteria, un ricco e variegato mondo purtroppo scomparso.

Claudio Piccoli e Tiziana Oppizzi dal sito https://www.rivistailcantastorie.it/luciano-sada-el-pinza/

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