Francesco Cherubini, Vocabolario Milanese-italiano, Libreria milanese, 1997, ristampa anastatica degli originali. |
Oggi ricordiamo Francesco
Cherubini (1789- 1851) e il suo "Grande" vocabolario in cinque volumi, il primo del 1839, l'ultimo del 1856. Il Cherubini, fra l'altro, fu tenuto a balia a Castellanza. Possiamo quindi affermare che respirò la salubre aria della Valle Olona fin da lattante!
Dal suo vocabolario, che contiene anche alcuni saggi, abbiamo estratto questo brano.
“I confini entro cui si parla il
linguaggio milanese e li altri suoi affini, rappresentano tuttora la geografia
dei secoli romani. Inosservato all’Europa, quest’idioma è parlato da oltre un
milione di popolo.”
Pretto si ode in città, e specialmente
nelle parti più abitate dai popolani, come sono la Porta Ticinese, la
Porta Tosa, la Porta Comasina, il
Mercato (Verzee), e la più parte di quelle contrade che, per essere state il
deposito del cavaticcio del Naviglio che forma cerchia alla città propriamente
detta, furono nominate terraggi. Nelle altre parti della città è parlato con
più o meno schiettezza, secondo la maggiore o la minor cultura delle persone.
Tutti però e popolani e signori hanno abituatezza di parlare sempre il dialetto
in qualunque siasi occasione. Fuori di
città, così ne’ suburbj, si ode quasi identico nelle frasi e nei vocaboli,
assumendo però la forma e la pronunzia rusticana. Verso nord-est sfuma nel
Brianzuolo; a nord-ouest nel Comasco; a
ouest nel Verbanense e nel Novarese, a ouest-sud nel Pavese, a sud e sud-est
nel Lodigiano; ad est nel Bergamasco pianigiano. Le lingue si estendono più o
meno secondo il dominio maggiore o minore delle genti che le parlano. Perciò il
Ducato Milanese, cui altre volte soggiacevano ben più altri paesi che non
quelli cui è stremata oggidì la nostra provincia, estese il vernacolo nostro
anche nei luoghi che sono per accennare; e, non ostante la cessata dominazione,
lasciò in quelli tanta parte del proprio carattere da doverneli considerare
come suoi suddialetti. Tali sono il Pavese, il Comasco, il Brianzuolo, il
Luganese, e quello di moltissimi paesi delle Riviere del Verbano, del Lario,
del Ceresio. Quasi ancora dipendenti pe’ vocaboli se ne potrebbero dire il
Novarese, il Vigevenasco, il Lumellino, e più ancora il Lodigiano e il
Cremasco; un po’ meno l’Intragnino e il
Bregnasco; ma la diversità nella pronunzia è così fatta che lo reputato meglio
noverarli sotto altri stipiti. Il Valtellino in vece parmi non male ascritto
allo stipite nostro per la molta affinità della sintassi, e perchè oggimai non
più numerabile fra i vernacoli valligiani-italo-svizzeri; e ciò ad onta della
molta varietà corrente fra noi e li Alti Valtellinesi specialmente in fatto di
vocaboli.
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