mercoledì 12 novembre 2014

BUSTO NELLA STORIA

Piazza Santa Maria a Busto Arsizio

Busto nella storia
Il nostro lettore Enrico ci ha inviato questa breve storia di Busto Arsizio. La pubblichiamo volentieri.

“Milano, capitale e metropoli dell’Insubria, è circondata da così gran numero di borghi, che non si può vedere niente di più notevole altrove; inoltre potendo questi borghi con facili provvedimenti essere ridotti a città e muniti di presidî, essa, se ce ne offrisse l’occasione, potrebbe innalzarsi a fortissimo e sicurissimo regno.


Fra questi borghi serba un posto non ultimo Busto Arsizio di cui io ho intrapreso a narrare gli inizi e lo svolgimento. È questo un antichissimo borgo dell’Insubria” così Antonio Crespi Castoldi, che prosegue: “Cicerone nel libro III del De Legibus chiama Bustum il sepolcro; alla stessa maniera questo borgo fu chiamato Busto perché qui, dopo la vittoria dei Galli contro gli Etruschi, i corpi dei morti furono cremati e sepolti”.

Ma sentiamo Pio Bondioli: “Narra infatti Tito Livio che, regnante in Roma Tarquinio Prisco (circa 594-578), una turba di barbari celto-galli varcarono le Alpi e sconfitti in battaglia gli Etruschi presso il Ticino, saputo che il territorio da essi raggiunto si chiamava degli Insubri, come un distretto degli Edui nella Gallia, presero la coincidenza di buon augurio e vi si insediarono, fondando la città che chiamarono Mediolanum o Mediolanium, Milano.

Poiché la parola ‘bustum’indicava tanto il luogo dell’incinerazione di una salma, quanto il luogo di quella cerimonia, ed anche il monumento sepolcrale, sul luogo ove furono cremati i cadaveri dei caduti in quella battaglia, è stata fondata la nostra Busto”. “Oggi si tende a portare l’invasione celto-gallica due secoli dopo…”.

Il luogo della battaglia è pure discusso; ma quand’anche la si potesse fissare nel tratto fra Oleggio e Galliate, non si riuscirebbe a comprendere come un vocabolo squisitamente romano – bustum  – possa essere stato adottato dagli invasori per designare la località ove cremarono i loro morti”.

Più probabile che il termine Bustum a cui nel Medio Evo si aggiunge Arsizio, sia da mettere in relazione all’aridità della zona fra Ticino e Olona, tutta sterpaglie e brughiera.

Dalla sua “Storia di Busto Arsizio” Pio Bondioli così prosegue: “Gli Etruschi, che sarebbero stati sconfitti dalle orde di Belloveso, erano stati preceduti nel territorio fra Ticino e Adda da altre popolazioni…”. “Si ammette fra il 3000 e il 1400 a.C. un’invasione di una forte razza mediterranea…i Liguri, che, nell’ultimo periodo dell’Età della Pietra, o neolitica, da cavernicoli sull’Appennino e sulle Alpi, diventano palafitticoli nelle regioni dei laghi lombardi. Tra il 1400 e il 1200 a.C. le propaggini settentrionali degli Umbro-italici, gli Ins-umbri, si sovrappongono ai Liguri e si insediano nella regione a cui diedero il nome di Insubria portando in dono un nuovo metallo, il ferro.

Il nome Bustum ci assicura l’esistenza di un piccolo centro abitato nel periodo dopo la conquista e l’assimilazione della Gallia Cisalpina Transpadana.

Busto Arsizio ha conservato nel suo nucleo centrale più antico la pianta del periodo romano: il Decumanus Maximus (ovest-est) corrisponde alle attuali via Milano, via Sant’Antonio e via Matteotti; mentre il Cardo Maximus (nord-sud) occupava le vie Montebello e Bramante.

L’Umbilicus, o punto d’incontro delle due strade principali, sarebbe presso il tempio di Santa Maria di Piazza”.

Sono pure facilmente riconoscibili i limiti della Bustum romana sulla linea delle fortificazioni medievali, della fossa che circondò il borgo oltre il secolo XVI.

La cerchia antica, partendo dalla Porta Pretoria (dove via Milano sbocca in piazza Garibaldi), proseguiva verso Nord lungo via Fratelli d’Italia per svoltare ad angolo retto verso occidente poco sotto l’asse costituito dalle vie Cappellini e Volta e raggiungere piazza San Michele; qui, con un altro angolo retto, volgeva a Sud dove s’apriva la Porta Decumana (allo sbocco di via Matteotti in Piazza San Michele) raggiungendo la linea corrispondente più o meno alla odierna via Mazzini, interrotta a metà dalla porta principalis dextra, ripiegando infine a Nord per chiudere la cerchia alla Porta Praetoria.

Le origini di Busto potrebbero risalire agli anni dal 268 al 404 dell’era volgare, cioè al glorioso periodo in cui la vicina Milano, da municipium già importante, diventò la capitale dell’Impero d’Occidente.”

La strada che da Milano conduceva al lago maggiore passava per l’appunto da queste parti e la necessità di sorveglianza militare potrebbe rendere ragione di come si possa essere costituito uno stanziamento in un luogo viceversa così poco adatto al lavoro della terra.

Ritrovamenti di striglie, morsi di cavallo, spade ecc… fra Castellana e Cascina Buon Gesù sembrerebbero confermarlo.

Dal V al VI secolo i passaggi di milizie per l’Alto Milanese furono frequenti.

L’occupazione longobarda doveva durare due secoli, dare il nome a tutta la regione, formare nuove classi di nobili possidenti e di vassalli, coprire la decimata e pur sopravvivente popolazione romana con un denso strato di popolazione longobarda, il quale sopravvisse alla successiva dominazione franca, giungendo fino all’epoca dei comuni.

Durante il primo periodo dell’occupazione longobarda avviene probabilmente la costituzione autonoma del Seprio, che comprendeva Busto.

All’epoca longobarda va pure ascritta la fondazione della primitiva chiesa di San Giovanni Battista, eletto a patrono della nazione longobarda.

In una carta del 922 si trova ben distinto il ‘piccolo’ Busto, verso Magenta, dal ‘grande’ Busto, al quale veniva attribuito il doppione Arsicium, pure usato nel 1014 e dovuto forse ad un disastroso incendio patito nel sec.IX.

Il periodo carolingio è tutt’altro che sereno fra il Ticino e l’Olona:il Seprio è fatalmente coinvolto nella bufera che imperversa.

Durante la signoria di Vilfredo II accaddero nel Seprio lotte fra capitani e valvassori (1063) e tra nobili e plebei (1042), dalle quali balzò fuori per la prima volta nella storiografia lombarda il nome di Busto Arsizio”.

C’è chi ritiene, come B. Grampa, che Busto Arsizio sia stata fondata da una fara longobarda: “Busto infatti si conservò prettamente longobarda per lunghissimo tempo. Una pergamena del sec.XIII dimostra che vigeva ancora a quei tempi la legge antica, quando i Longobardi, da cinque secoli, avevano cessato il loro dominio sull’Italia”.

E per porre termine a questi pochi cenni sulla storia di Busto Arsizio dalle origini fin verso il 1000, citiamo ancora Bruno Grampa: “Il certo è solo questo: che Busto, nel 1000 o pressappoco, era borgo: un povero borgo di campagna, senza storia, senza case ma con sole capanne costrutte su alla meglio per accogliervi gli agricoltori che traevano dalla brughiera circostante pochi, pochissimi frutti. Quindi, niente nomi illustri, niente torri, niente castello, ma capanne: capanne come se ne possono vedere ovunque anche ai nostri giorni raccolte a formar poveri borghi”.

 

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