Piazza Santa Maria a Busto Arsizio |
Busto nella storia
Il nostro lettore Enrico ci ha
inviato questa breve storia di Busto Arsizio. La pubblichiamo volentieri.“Milano, capitale e metropoli dell’Insubria, è circondata da così gran numero di borghi, che non si può vedere niente di più notevole altrove; inoltre potendo questi borghi con facili provvedimenti essere ridotti a città e muniti di presidî, essa, se ce ne offrisse l’occasione, potrebbe innalzarsi a fortissimo e sicurissimo regno.
Fra questi borghi serba un posto
non ultimo Busto Arsizio di cui io ho intrapreso a narrare gli inizi e lo
svolgimento. È questo un antichissimo borgo dell’Insubria” così Antonio Crespi
Castoldi, che prosegue: “Cicerone nel libro III del De Legibus chiama Bustum il sepolcro; alla stessa maniera questo
borgo fu chiamato Busto perché qui, dopo la vittoria dei Galli contro gli
Etruschi, i corpi dei morti furono cremati e sepolti”.
Ma sentiamo Pio Bondioli: “Narra
infatti Tito Livio che, regnante in Roma Tarquinio Prisco (circa 594-578), una
turba di barbari celto-galli varcarono le Alpi e sconfitti in battaglia gli
Etruschi presso il Ticino, saputo che il territorio da essi raggiunto si
chiamava degli Insubri, come un distretto degli Edui nella Gallia, presero la
coincidenza di buon augurio e vi si insediarono, fondando la città che
chiamarono Mediolanum o Mediolanium, Milano.
Poiché la parola ‘bustum’indicava
tanto il luogo dell’incinerazione di una salma, quanto il luogo di quella
cerimonia, ed anche il monumento sepolcrale, sul luogo ove furono cremati i
cadaveri dei caduti in quella battaglia, è stata fondata la nostra Busto”.
“Oggi si tende a portare l’invasione celto-gallica due secoli dopo…”.
Il luogo della battaglia è pure
discusso; ma quand’anche la si potesse fissare nel tratto fra Oleggio e
Galliate, non si riuscirebbe a comprendere come un vocabolo squisitamente
romano – bustum – possa essere stato
adottato dagli invasori per designare la località ove cremarono i loro morti”.
Più probabile che il termine
Bustum a cui nel Medio Evo si aggiunge Arsizio, sia da mettere in relazione
all’aridità della zona fra Ticino e Olona, tutta sterpaglie e brughiera.
Dalla sua “Storia di Busto
Arsizio” Pio Bondioli così prosegue: “Gli Etruschi, che sarebbero stati
sconfitti dalle orde di Belloveso, erano stati preceduti nel territorio fra
Ticino e Adda da altre popolazioni…”. “Si ammette fra il 3000 e il 1400 a .C. un’invasione di
una forte razza mediterranea…i Liguri, che, nell’ultimo periodo dell’Età della
Pietra, o neolitica, da cavernicoli sull’Appennino e sulle Alpi, diventano
palafitticoli nelle regioni dei laghi lombardi. Tra il 1400 e il 1200 a .C. le propaggini
settentrionali degli Umbro-italici, gli Ins-umbri, si sovrappongono ai Liguri e
si insediano nella regione a cui diedero il nome di Insubria portando in dono
un nuovo metallo, il ferro.
Il nome Bustum ci assicura
l’esistenza di un piccolo centro abitato nel periodo dopo la conquista e
l’assimilazione della Gallia Cisalpina Transpadana.
Busto Arsizio ha conservato nel
suo nucleo centrale più antico la pianta del periodo romano: il Decumanus Maximus (ovest-est)
corrisponde alle attuali via Milano, via Sant’Antonio e via Matteotti; mentre
il Cardo Maximus (nord-sud) occupava
le vie Montebello e Bramante.
L’Umbilicus, o punto d’incontro delle due strade principali, sarebbe
presso il tempio di Santa Maria di Piazza”.
Sono pure facilmente
riconoscibili i limiti della Bustum romana sulla linea delle fortificazioni
medievali, della fossa che circondò il borgo oltre il secolo XVI.
La cerchia antica, partendo dalla
Porta Pretoria (dove via Milano sbocca in piazza Garibaldi), proseguiva verso Nord
lungo via Fratelli d’Italia per svoltare ad angolo retto verso occidente poco
sotto l’asse costituito dalle vie Cappellini e Volta e raggiungere piazza San
Michele; qui, con un altro angolo retto, volgeva a Sud dove s’apriva la Porta Decumana (allo sbocco di
via Matteotti in Piazza San Michele) raggiungendo la linea corrispondente più o
meno alla odierna via Mazzini, interrotta a metà dalla porta principalis dextra, ripiegando infine a Nord per chiudere la
cerchia alla Porta Praetoria.
Le origini di Busto potrebbero
risalire agli anni dal 268 al 404 dell’era volgare, cioè al glorioso periodo in
cui la vicina Milano, da municipium
già importante, diventò la capitale dell’Impero d’Occidente.”
La strada che da Milano conduceva
al lago maggiore passava per l’appunto da queste parti e la necessità di
sorveglianza militare potrebbe rendere ragione di come si possa essere
costituito uno stanziamento in un luogo viceversa così poco adatto al lavoro
della terra.
Ritrovamenti di striglie, morsi
di cavallo, spade ecc… fra Castellana e Cascina Buon Gesù sembrerebbero
confermarlo.
Dal V al VI secolo i passaggi di
milizie per l’Alto Milanese furono frequenti.
L’occupazione longobarda doveva
durare due secoli, dare il nome a tutta la regione, formare nuove classi di
nobili possidenti e di vassalli, coprire la decimata e pur sopravvivente
popolazione romana con un denso strato di popolazione longobarda, il quale
sopravvisse alla successiva dominazione franca, giungendo fino all’epoca dei
comuni.
Durante il primo periodo
dell’occupazione longobarda avviene probabilmente la costituzione autonoma del
Seprio, che comprendeva Busto.
All’epoca longobarda va pure
ascritta la fondazione della primitiva chiesa di San Giovanni Battista, eletto
a patrono della nazione longobarda.
In una carta del 922 si trova ben
distinto il ‘piccolo’ Busto, verso Magenta, dal ‘grande’ Busto, al quale veniva
attribuito il doppione Arsicium, pure usato nel 1014 e dovuto forse ad un
disastroso incendio patito nel sec.IX.
Il periodo carolingio è
tutt’altro che sereno fra il Ticino e l’Olona:il Seprio è fatalmente coinvolto
nella bufera che imperversa.
Durante la signoria di Vilfredo
II accaddero nel Seprio lotte fra capitani e valvassori (1063) e tra nobili e
plebei (1042), dalle quali balzò fuori per la prima volta nella storiografia
lombarda il nome di Busto Arsizio”.
C’è chi ritiene, come B. Grampa,
che Busto Arsizio sia stata fondata da una fara longobarda: “Busto infatti si
conservò prettamente longobarda per lunghissimo tempo. Una pergamena del
sec.XIII dimostra che vigeva ancora a quei tempi la legge antica, quando i
Longobardi, da cinque secoli, avevano cessato il loro dominio sull’Italia”.
E per porre termine a questi
pochi cenni sulla storia di Busto Arsizio dalle origini fin verso il 1000,
citiamo ancora Bruno Grampa: “Il certo è solo questo: che Busto, nel 1000 o
pressappoco, era borgo: un povero borgo di campagna, senza storia, senza case
ma con sole capanne costrutte su alla meglio per accogliervi gli agricoltori
che traevano dalla brughiera circostante pochi, pochissimi frutti. Quindi,
niente nomi illustri, niente torri, niente castello, ma capanne: capanne come
se ne possono vedere ovunque anche ai nostri giorni raccolte a formar poveri
borghi”.
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