La Valle Olona nel XVI secolo |
Le famiglie Terzaghi esistenti a Gorla Minore e
Prospiano nel XVI secolo
di Sergio Marinotti
Lo status animarum del 1578[1] riguardante gli
abitanti di Gorla Minore e Prospiano riporta, per Gorla Minore, 458 abitanti
divisi in 60 nuclei familiari, e per Prospiano 98 abitanti divisi in 18
famiglie. In essi sono presenti anche numerose famiglie dei Terzaghi che il
Sitoni non prese in considerazione; esse erano così formate:
GORLA MINORE
Nella casa di CAMILLO TERZAGHI
Camillo, Laura (moglie), Pomponia,
Cesare Maria, Brigida, Giò Batta e Giulio (figli), due serve, una donzella e un
servitore.
Nella casa di OTTAVIANO TERZAGHI
Maddalena Francesca (moglie), Giò
Giacomo, Ottaviano ed Ippolita (figli), Cornelia (figlia di Ippolita), un
servo, una serva e un nipote di Ottaviano
Nella casa di COSTANZO TERZAGHI
Bianca Lucia (moglie), Costantino
(figlio), due serve e un servo
Nella casa di ANDREA TERZAGHI
Caterina, Clemenza (moglie),
Andrea Terzaghi (figlio), un fattore, due serve, un donzello
Nella casa di TOMMASO TERZAGHI
Tommaso e due figli (Leonora e
Pomponio)
Nella casa di
GIOVANNI TERZAGHI
Giovanni, Lucia (moglie), Badino e
Domenico (figli), Franceschina (figlia della sorella di Giovanni)
PROSPIANO
Nella casa del Sig. CAMILLO
PUSTERLA
nella stessa casa dove vivono Giò
Antonio Bossi e la moglie Margherita abitano due nuclei famigliari dei
Terzaghi:
Giacomo detto muletta con la moglie
Maddalena
Maddalena Terzaghi con il figlio
Lazzarino Giovannina, Francesco, Angela,m Bertina e Paolina (figli di
Lazzarino)
Nella casa di MATTEO TERZAGHI
Badino Panzi, Maddalena (moglie),
Giovannina e Paolino (figli), Giò Angelo, Chicco (figli di Badino), Paolina
(moglie di Chicco), Angela e Lucrezia (figlie di Chicco). Nella stessa casa un
altro nucleo famigliare composto da madre, padre e tre figli.
Nella casa di COSTANZO TERZAGHI
Atonia (moglie), Giò Pietro
(figlio), Giò Antonio e Simonetta.
Nella stessa casa un altro gruppo
famigliare composto da genitori con figli e figli dei figli.
Nella casa di CAMILLO TERZAGHI
Simone Langè, Canterina (moglie di
Simone), Rosina, Clara, Battista, Ursina, Gerolamo, Giovannina e Stefano (figli
di Simone), Angelina (figlia di Stefano). Nella stessa casa vive un altro
nucleo famigliare con padre, madre e figlio.
Nella casa di altro CAMILLO
TERZAGHI
Giò Angelo Gana, Margherita
(moglie), Ambrosina, Ursina e Maddalena (figlie)
Nella casa di FRANCESCO TERZAGHI
Maddalena Bonizzoni (vedova),
Pietro (figlio), Isabetta (moglie),
Caterina, Gasparina, Paolo, Alessio Angela (figli di Pietro), Giacomo
(figlio di Maddalena), Lucia (moglie di Giacomo), Giacomo e Ursina (figli di Giacomo)
Nella casa di altro MATTEO
TERZAGHI
Badino Lioni, Pietro (figlio),
Franceschina (moglie di Pietro) Andrea e Ambrogio (figli).
Lo status animarum, che venne
stilato tre anni dopo la fine della peste del 1575, evidenzia tra i Terzaghi un
ristretto gruppo di famiglie aventi una chiara capacità economica: la presenza
nelle case di Camillo, Ottaviano, Costanzo e Andrea di personale domestico ne è
un indizio inequivocabile.
Nelle
città non erano solo le famiglie più agiate a tenere in casa personale di
servizio; anche tra i più poveri vi era una bassa percentuale di famiglie con
dei domestici. I nobili avevano mediamente sette persone al proprio servizio,
ma nei casi estremi il personale di servizio raggiungeva enormi dimensioni,
fino a quasi raggiungere i quaranta elementi.
Molti
erano i fattori che influivano sulla domanda di personale di servizio; essa
dipendeva dal basso livello di sviluppo tecnologico, dal grado ancora ridotto
della divisione del lavoro, dal gran numero di funzioni che la famiglia
svolgeva, dalle forme di competizione tra i vari ceti sociali. Da un lato,
nelle famiglie artigiane casa e bottega si confondevano fino a coincidere, e
gli apprendisti che lavoravano con il maestro e mangiavano al suo desco non
svolgevano solo attività produttive, ma anche mansioni domestiche.
Molti
nobili ampliavano il numero di personale di servizio non solo per le ovvie
esigenze della casa, ma anche per poter ostentare la loro ricchezza e la loro
potenza. Il servizio domestico era un’attività che veniva svolta in una determinata
fase della vita di una persona, dai 15
ai 30 o 25 anni. I giovani che svolgevano questa attività venivano spesso dal
contado o dagli strati urbani più poveri.
Il
personale di servizio della campagna differiva da quello cittadino per il
numero meno consistente, per la più giovane età dei domestici (11-20 anni) e
per la maggiore incidenza di maschi nel totale. Tale personale, addetto per lo
più a faccende domestiche, veniva chiamato quando la famiglia, a causa della
troppo giovane età dei figli, non riusciva a soddisfare i bisogni della casa
con il lavoro dei campi.[2]
Tra
le famiglie predomina un sistema abitativo di tipo coniugale: in particolare
notiamo come questo tipo di famiglia sia presente tra i nuclei più facoltosi,
mentre le famiglie più povere tendono a formare nuclei familiari multipli, dove
cioè si trovano riuniti nella stessa casa più fratelli e sorelle con le
rispettive famiglie.
La
grande diversità di condizione tra le famiglie più facoltose e quelle più umili
(a Prospiano, nella casa di Camillo Pusterla abitano addirittura due nuclei
familiari dei Terzaghi) mostra come le ricchezze della casata non fossero in un
qualche modo equamente divise: questo ci fa capire le grandi difficoltà del
Sitoni nel ricostruire gli alberi genealogici, e ci suggerisce un’estensione
della famiglia ben più ampia di quella a noi nota.
E’
interessante notare come Gorla Minore sia presa come sede abitativa delle
famiglie più importanti, mentre a Prospiano sembrano risiedere i Terzaghi meno
facoltosi.
Ringraziamo il dott. Sergio Marinotti per
l’autorizzazione alla pubblicazione del presente saggio tratto dal suo lavoro
di tesi dal titolo “Tra fede ed affari: Mons. Carlo Terzaghi e
l’acquisizione del feudo di Gorla Maggiore alla metà del XVII secolo”.
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